lunedì 15 giugno 2015

L' Isola di San Secondo

L'ISOLA DI SAN SECONDO

Per chi arriva a Venezia dal Ponte della Libertà (cioè praticamente quasi tutti, ormai), si trova vicinissima, a sinistra, a soli 114 metri, tra San Giuliano e la città. Si presenta come un piccolo atollo di forma semicircolare, invaso da alberi e rovi diffusi che ricoprono la superficie in maniera, per così dire, avvolgente.
Eppure questa piccola isola pur nella sua esigua superficie (veramente esigua, in effetti: solo 12.064 metri quadrati) ha una storia antica e interessante, ed è un altro esempio, fra i tanti in laguna, di degrado, devastazione ed abbandono.

Sto parlando di San Secondo, a proposito della quale abbiamo notizie che risalgono addirittua al 1034, quando vi furono costruiti una chiesetta intitolata a Sant’Erasmo e un convento di monache benedettine, per custodirvi un'immagine sacra raffigurante appunto quel santo, e per questa ragione inizialmente l’isola stessa prese il nome da Erasmo (ma non va confusa, ovviamente, con l’attuale Sant’Erasmo, patria delle castraure, in Laguna Nord). L’immagine infatti era molto venerata dai pescatori, ma fino a quel momento quasi incustodita ed esposta a qualsiasi intemperia.

Committente dei lavori era la famiglia Baffo, originaria di Parma, trasferita dapprima a Mestre e poi Venezia nell’827, dove fu ascritta al patriziato in tempi molto precoci. Secondo alcuni, iscritti nel Libro d'Oro, i Baffo erano presenti nel Maggior Consiglio già prima della Serrata del 1297 e la discendenza del casato sarebbe documentata sin dal XII secolo. Secondo altri, invece, sarebbero stati creati patrizi nel 1310 assieme a quei nobili che si erano distinti durante la Guerra con Genova o la congiura del Tiepolo. Antichissima nobiltà cittadina, comunque.

A Venezia peraltro i Baffo si distinsero anche per la loro devozione, o forse, più precisamente, per l’attaccamento al clero e per la volontà di assecondarlo con regalie e favori di vario genere: infatti, oltre alla chiesa di Sant’Erasmo fecero edificare anche quella della Maddalena; la tradizione poi afferma che, nei pressi di quest’ultima, sorgesse pure un loro fortilizio. 

E sì, a questa famiglia appartiene anche il notissimo poeta erotico Giorgio Baffo (1694-1768), ma con lui, che dalla moglie Cecilia Sagredo ebbe solo una figlia, il casato si estinse.
Ma torniamo all’isola di San Secondo. In un primo momento il nome attuale venne soltanto aggiunto a quello originario, quando, nel 1237, vi furono portate dal Piemonte le reliquie di San Secondo d'Asti. Poi però si optò per una intitolazione unica: 

«Posteriormente poi, abbandonato il primo, si ritenne soltanto il nome di quest'ultimo, ed isola di s. Secondo fu sempre poscia chiamata.» 

Le monache benedettine, che si erano particolarmente distinte per la loro condotta...alquanto libera e disinvolta, rimasero sull’isola fino al 1533, poi vi successero i domenicani, che provvidero a vari restauri. 

Un brutto momento per loro arrivò a partire dal 1569. Infatti, in seguito all'incendio scoppiato in quell’anno nell'Arsenale, la Serenissima comprese che era troppo pericoloso tenere le polveriere nel centro cittadino, vulnerabilissimo di fronte alle minacce del fuoco, e decise di trasferirle in varie isole della Laguna. Così fu anche per San Secondo. 


Nel 1576, allontanati i religiosi, l'isola divenne lazzaretto per gli appestati e, al loro rientro, i domenicani dovettero riattare il monastero e riedificare la chiesa, che fu consacrata nel 1608.
Due secoli dopo, dopo aver subito un primo allontanamento di pochi mesi nel 1797 a causa dell'occupazione francese, la comunità religiosa dovette trasferirsi nel convento dei Santi Giovanni e Paolo. Anzi, questa fu la destinazione ufficiale, ma di fatto essa venne aggregata al convento dei Gesuati alle Zattere. L'isola fu adibita a presidio militare (di cui peraltro ora non resta traccia), la chiesa fu subito demolita e poco dopo vi rimase soltanto la funzione di polveriera.
Questo naturalmente fu il risultato degli editti emanati nel 1806 dal solito maledetto Napoleone, che a Venezia ha fatto solo danni e razzie. Tanto e ovunque abbia posato i suoi occhi di rapace.
Però va anche detto che se oggi, 2015 - in un comune del “mitico Nord-Est “ dell’Italia indipendente - San Secondo è ridotta a un groviglio di rovi, non può essere solo colpa sua.


Daniela Palamidese




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