giovedì 24 gennaio 2008

L'ISOLA DI COSTANZIACA

Un'isola della laguna molto importante fu Costanziaca, probabile contrada di Torcello. Il nome le fu dato in onore dell'imperatore Costantino ed era situata tra le isole di S. Ariano e S. Cristina. La storia della sua fondazione è simile a quella delle altre isole della laguna, ed anche l'aspetto: doveva presentarsi come un gran centro con numerosi monasteri e chiese. Di certo sappiamo che esisteva almeno un monastero che ospitava delle monache di S. Maffio che in seguito al deterioramento ambientale dell'isola furono trasferite a Murano. Delle attività e delle testimonianze di questa comunità non rimangono nulla se non fango ed acqua.
La Laguna tramanda, da sempre, storie fantastiche, leggende e verità, che nel passare dei secoli si sono intrecciate al punto da non distinguere più il vero dal fantastico. I misteri di San Francesco del Deserto (si favoleggia persino che vi sia custodita la pelle scuoiata di un frate sulla quale sarebbe tracciata la mappa delle mitiche sette città di Cibola), la casa della finestra d’oriente, i tesori sepolti nella melma, il trono di Attila, e tante altre ancora. La Laguna nasconde, nella realtà, sotto la sua coltre d'acque sempre più malsane, tracce importanti di un passato suggestivo, ricordi di centri fervidi e ricchi, orgogliosi dei propri numerosi monumenti e delle proprie chiese, densamente abitati, che furono in alcuni casi le tombe dei primi Dogi. Un vero e proprio tesoro che merita un'azione di tutela e ricerca, che lo valorizzi e che evidenzi al pubblico, trasformando la laguna in un parco archeologico di valore mondiale, i fasti di una storia ormai affidata solamente all’archeologia subacquea. L’area lagunare dove sono stati più numerosi i ritrovamenti di reperti è quella della laguna nord, un’area che nel corso dei secoli ha subito sconvolgimenti naturali di vastissima portata. I siti archeologici più importanti e noti sono il canale di Treporti, il canale naturale che dal porto di S. Nicolò va verso il canale di Burano, il canale S. Felice, che dalla profondità di poco più di 4 metri ha restituito anfore e mattoni d'epoca romanica, e nel quale esistono i resti di una torre d'avvistamento romana (una struttura poderosa di oltre 80 mq.) che testimoniano come colà esistesse un’isola. Le origini di questo tesoro, romanico e post romanico, sono note. Le orde unne e longobarde che scendevano lungo la pianura tra il Piave ed il Sile, obbligarono gli antichi abitanti d' Altino a trasferirsi nelle più sicure isole lagunari, presto imitati dagli abitanti d'Opitergium (l’attuale Oderzo). Fu così che ben prima dell’anno Mille, si verificò che una miriade d'isole ed isolotti lagunari fossero abitate da profughi desiderosi di ricostruire le loro città ormai perdute e di creare stabili insediamenti. Di molte di loro oggi rimane solo qualche misero resto, la memoria di un nome o, a volte, nessuna traccia: Eraclea, Ammiana, Ammianella.La Cura, Torcello, Malamocco (non l’attuale ma l’antica distrutta da un maremoto che creò, di fatto, la Laguna), Costanziaca. Quest’ultima, la più misteriosa e leggendaria, oggetto di mille illazioni e supposizioni, di cui l’ultimo accenno risale ad una bozza di cartografia disegnata dal Piva per lo studio delle origini del Patriarcato di Venezia, poteva essere definita, più di tutte le altre e con buon merito, città. Era abitata da una considerevole comunità, rappresentata dai fuggiaschi d'Altino: si sviluppava su quattro isole unite da ponti, aveva almeno sei sontuose chiese (datate prima del VII secolo) ed era divisa da un ramo del Sile che formava il canale principale (oggi canale della Cura) in due parrocchie.Dove oggi ci sono le barene ad est di Torcello sorgevano le chiese di S. Massimo e S. Marcellino, il monastero di S.Mauro, l’abbazia di SS. Giovanni e Paolo. Dove oggi esiste l'Isola della Cura (allora non ancora emersa) esistevano le chiese di SS. Sergio e Bacco e quella di S.Matteo, tutte sottoposte alla potestà d'Ammiana. L’isola più nota che contribuiva a formare Costanziaca è stata identificata (ma ciò è tutto da rivedere perché probabilmente era solo un frammento dell’isola originale) con quella di S. Arian (a volte anche S.Adriano) che prendeva nome dall'omonima chiesa dall’altissimo campanile, ben visibile dalla laguna, che ha tracce certe sino l'anno 1490, dopo di che fu trasformato in ossario per ordine dei Dogi che fecero cingere l’isola con un alto muro, ed ospitava un convento di suore Benedettine fondato nel 1106 dalla nobil donna Michiel figlia del Doge Vitale, e moglie di Nicolò Giustiniani, che, prima di rinchiudersi nella pace conventuale aveva regalato al marito ben 13 figli. Il convento, all’epoca, era frequentato dalla migliore nobiltà veneziana, e dello stesso sono state di recente riportate alla luce le fondazioni. Secondo la cartografia del Piva (1927) nell’area di Costanziaca sarebbe ricaduta anche la basilica di S.Marcellino e S.Massimo, eretta nel 630 dal Vescovo di Torcello Giuliano, inizialmente attribuita al patrimonio artistico d'Ammiana. In ogni caso Costanziaca era adiacente ad Ammiana, l’isola più famosa della Laguna Superiore, che già nel 600 contava 15 tra chiese e monasteri, tra i quali la basilica di S.Pietro di Casacalba che sorgeva ove ora si trova la Motta dei Cunicci (uno dei pochi resti finora affiorati dopo vari sprofondamenti che i luoghi hanno subito nel corso dei secoli, si pensa a causa di due successivi maremoti). Le mutanti correnti marine, le terre emerse rese malsane dall’impaludamento della circostante laguna, causarono che già agli inizi del 1400 le isole erano pressoché abbandonate. Unico ed ultimo baluardo umano era rappresentato dal monastero di S.Ariano, che dovette però subire tali invasioni di serpi e bisce da costringere le monache (nel 1349) ad abbandonarlo ed a trovare rifugio a Torcello, e poi, per decreto del Pontefice Paolo III, trasferirsi al Monastero di S.Angelo di Zampenigo a Torcello e in seguito, al convento di S.Girolamo, cui fu attribuita tutta la proprietà della zona di S. Ariano. Si racconta, nelle serate invernali a Portegrandi, tra una “sepa” ed un'ombra, che gli archeologi dilettanti che battono, di nascosto, la laguna, per sfuggire alla discreta sorveglianza delle autorità, abbiano trovato anfore, monete, resti d'imbarcazioni, monili, di prima e dopo Cristo, ed addirittura che sia stata individuata una pavimentazione che potrebbe essere la via principale di una qualche città, quasi certamente d'epoca romanica, sprofondata nel fango. Ciò che è certo è che i romani ben conoscevano e praticavano la zona: qui passava la strada Annia, nota anche come Emilia Altinate, che collegava Aquileia a Adria passando per Altinum. Quindi non è da scandalizzarsi se s'ipotizza che sotto le barene possa celarsi un'intera città. In questi luoghi le isole sommerse e semisommerse sono note da secoli, e tracce d'antiche palafitte, forse addirittura preromaniche, come quelle sulle quali fu più tarda eretta Venezia, se ne sono trovate in vari casi. La mitica e misteriosa Costanziaca, con le sue città quartiere di Costanziaco Maggiore e Costanziaco Minore, doveva sorgere proprio qui, tra l’ossario di S.Ariano e l’isola di S.Cristina, in quella che oggi è nota come la Palude della Centrega. Quel che è certo è che la barena a volte restituisce qualche piccolo resto… magari una tessera di mosaico, magari una moneta… a volte un'anfora. La laguna aiuta a costruire, ma la laguna può anche distruggere. I vecchi tramandano i ricordi dell'ACQUA GRANDA, che deve essere identificata con i due storici grandi maremoti che si sono abbattuti sull’area attuale della Laguna, spazzando isole ed abitanti, e facendo affiorare nuove terre su cui edificare la storia di Venezia. Sussurri della laguna? Leggende fantastiche? Immaginazione di marinai usi a degustare un buon bacaro? No, verità storica! Non ancora del tutto dimostrato solo perché l’impresa sarebbe colossale. Un'ipotesi formulata da qualche tempo, sarebbe transennare parte della laguna o della barena, vuotarla dalle acque, e dare avvio a scavi, ma in fondo, costerebbe un patrimonio per rivelare quello che già sappiamo, magari con l’aggiunta di un po’ di romantica immaginazione che infiori la conoscenza provata. Meglio quindi lasciare dormire in pace la nostra isola che non c’è, e lasciare che tutti possiamo fantasticare su dove essa sia realmente sepolta dalla melma della barena, con le sue chiese maestose, i suoi campanili, le ville romaniche ed i conventi. Lasciamola dormire in pace, affidiamo il suo ricordo ai sussurri della laguna, a vanto perenne della nostra storia, tanto vasta e, purtroppo, a volte, tanto poco conosciuta.

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